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01
Dic

I fatti di Avola: un'occasione per far due conti con la storia

Inviato il in Attualità
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Riceviamo da parte di Gioacchino Tiralongo, autore del documentario sui fatti di Avola e pubblichiamo :


I fatti di avola del 2 dicembre 68 sono, assieme ad altri significativi eventi: dimenticati, denegati, o peggio ancora relegati a mere commemorazioni di circostanza. Tuttavia quelle condizioni storiche continuano a generare sospetti, odi, rancori fra le genti protagoniste e i loro discendenti, conflitti di classe progressivamente assopiti dall'era digital-consumista che tutto appiattisce. Tutto ciò, altro non è che la manifestazione più evidente di quel “pensiero debole” che a mio avviso avrebbe meritato molta più fortuna.


Ricordare, vuol dire confrontarsi, vuol dire sottoporsi a quella, tanto dolorosa quanto elusa pratica di far 2 conti con la storia. Se ci si cimenta con questo scomodo esercizio, se si rielabora, si apre uno spiraglio per tracciare un percorso più giusto.
Perché conoscere la storia, significa sapere chi eravamo per comprendere appieno dove vogliamo andare. Così, sono sicuro che la conoscenza di alcuni significativi accadimenti del passato recente sia utile per comprendere le ragioni geopolitiche di condizioni attuali, come l'ascesa dei movimenti post fascisti, il crollo dei partiti e il trionfo della anti politica.
Se tra le ragioni che portarono a quei due morti ammazzati, primeggiava il risentimento dei lavoratori verso quelle “gabbie salariali” vissute come una impietosa ingiustizia, sorprende la miopia del ministro dell'istruzione Valditara che 55 anni dopo (il 27 gennaio 2023) parlando del costo della vita al nord, invoca questo sistema, come papabile soluzione per il personale scolastico di quei territori. Sorprende quanto perfino le più alte cariche dello stato dalla storia non abbiano assorbito molto, cosi tornano prepotenti le parole di Mark Twain “la storia non si ripete però fa le rime”.
Dall'altra parte, se dopo i fatti di Avola, se dopo quel sangue, nel 69 i lavoratori ottennero lo statuto dei lavoratori, c’è da capire perché siano stati proprio gli eredi del glorioso PCI coloro che hanno iniziato a demolire quello stesso statuto. Da Veltroni a Renzi che hanno prima dato un calcio al art 18 e finito poi di seppellire ciò che rimaneva della dignità dei lavoratori precari.
La nostra gente non va più a votare. I punti di riferimento del passato non solo non sono più riconosciuti, ma diventano refrattari. Ne giova un risentimento che è diventata la prima forza politica di questo Paese: l'astensione.
Far 2 conti con la storia ci può dare qualche risposta sul perché.
Ci può restituire qualche suggerimento sul come riconquistare il terreno perso.
Deporre i fiori, da destra a sinistra, serve solo a collezionare fotografie.

Gioacchino Tiralongo

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